domenica 16 marzo 2008

Votare o Non Votare: i motivi di una scelta. Discutiamone insieme.

Pubblichiamo la lettera aperta di un'amica del Gruppo Non Tacere, Alessandra, che ci interroga sulle decisioni da prendere riguardo le imminenti elezioni.
Ci troviamo di fronte ad un momento di massima divaricazione tra classe dirigente e cittadini, o questa è una fase poltica come un'altra? Dove ci poterà la scomparsa dell'idea di conflitto sociale messa in moto dalla nascita del PD? E soprattutto, qual'è il posto di tutte le compagne e i compagni che non si sentono affatto rappresentati dall'attuale classe politica, ma pensano ancora che la democrazia sia "il governo del popolo"?
Con queste e molte altre domande vorremmo partire per intavolare una discussione pubblica aperta a tutte/i.

Caro Gruppo Non Tacere ,

Credo che abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo alla notizia della riconferma di Zapatero e del partito socialista spagnolo al governo del Paese, così come ci hanno fatto sicuramente piacere i risultati delle amministrative francesi. Con una battuta oggi molto facile, forse, ci siamo detti “allora si può” …
Ciò non di meno per quello che ci riguarda abbiamo davvero poco da stare allegri e anche se è sbagliato fare di tutta un’erba un fascio, è davvero difficile seguire questa campagna elettorale senza provare qualche malessere fisico (almeno per me).
Quella che vi propongo è allora una riflessione ad alta voce e piena di interrogativi piuttosto che di risposte, ma mi sento incoraggiata a farla pubblicamente perché attiene uno dei punti (anzi, forse, al punto) centrali di attenzione del nostro Gruppo, quello della Crisi della Cultura Politica.
Io, con molti di voi, ho partecipato ai due incontri del Gruppo e, in entrambe le occasioni, sono rimasta molto colpita da una sorta di “strana” ma assolutamente comprensibile divaricazione di posizioni con riferimento al “Rapporto con l’attuale politica e con le Istituzioni”.
Sia il 12 gennaio che il 23 febbraio (ancor di più perché nel frattempo erano state sciolte le Camere e si era già in campagna elettorale), ci si “divideva” tra coloro che sentivano (e sentono) l’esigenza di porre una distanza con l’attuale mondo politico-istituzionale fino ad essere intenzionati a non andare a votare e coloro che, al contrario, ritenevano (e ritengono) imprescindibile questo rapporto e sono certi che non si possa rinunciare ad andare a votare (perché di rinuncia si tratterebbe). Naturalmente sto semplificando molto, sta di fatto però che queste posizioni erano a mio avviso evidenti e ancor più significative (soprattutto la prima), perché espressa da persone come noi che, certo, non possono essere definite qualunquiste.
Per quello che mi riguarda per esempio, mi colloco tra coloro che ancor oggi sono indecisi se andare a votare oppure no. Sono ormai più di 10 anni (dal ’96 per l’esattezza) che ogni volta che “sono stata chiamata alle urne” mi sono sentita “sotto ricatto”. Costretta a fare una scelta tesa alla “riduzione del danno” fino ad arrivare, oggi, alla convinzione (?) che possa essere arrivato il momento di pensare seriamente a un non voto quale unico strumento a mia disposizione per esprimere non solo o non tanto la mia protesta, quanto piuttosto “urlare” la necessità di “un colpo di reni”, di “uno scarto”da parte della nostra classe dirigente. Ovviamente questi pensamenti sono tutt’altro che indolore quanto meno perchè se da una parte mi sento “sotto ricatto”, dall’altra mi sento espropriata di un diritto fondamentale e inoltre so che questo “urlo” è messo nel conto.
A queste considerazioni se ne è poi aggiunta un’altra sempre legata alla medesima dimensione. Una compagna del Gruppo a cui è stata proposto di candidarsi prima in un Municipio poi alle provinciali ci ha sottoposto le motivazioni della sua indecisione ad accettare che poi si è risolta declinando l’offerta. La domanda che si poneva era, per grandi linee, la seguente: “qualora venissi eletta e passassi quindi ‘dall’altra parte’ non rischio di mettere in discussione la stima e il rispetto che mi sono conquistata tra i miei colleghi, amici, compagni e compagne per il mio impegno politico, civile e sociale di tanti anni?”. In sostanza essere candidati ed eletti oggi si trasforma o può trasformarsi in un rovesciamento del rapporto eletti/società; rischia di trasformarsi in una distanza piuttosto che in una occasione per affrontare con qualche strumento in più i temi e i problemi che la politica e l’amministrazione sono chiamati a risolvere.
Personalmente ho compreso e condiviso le perplessità e i dubbi di questa compagna. Io che pure sono stata 10 anni in un Consiglio Comunale – anche se sempre all’opposizione – so da tempo che oggi non accetterei una proposta di candidatura, non sarei disponibile a fare una campagna elettorale col mio più o meno bel faccione o faccino su un manifesto elettorale, non me la sentirei di partecipare ad un gioco di potere che più probabilmente mi schiaccerebbe perché, per fortuna, so di essere incapace a parteciparvi e nello stesso tempo sarei troppo sola – in quel contesto – per fronteggiarlo.
In questi anni una parte importante del movimento delle donne si è impegnata a chiedere una maggiore presenza di donne nelle Istituzioni a tutti i livelli. Per quello che mi riguarda sono disponibile a battermi per questo obiettivo solo a patto di mettere in discussione l’attuale concetto di “potere”. Questo “potere” non mi interessa anzi, rappresenta proprio ciò che vorrei mettere in discussione qualora fossi effettivamente “portatrice di una differenza”.
Insomma, non voglio farla lunga e mi rendo conto di non essere per niente originale: la discussione su un dentro/fuori le Istituzioni non è di oggi e d’altra parte non credo sia questo il problema se inteso come dentro/fuori dalla Politica. Io, tutti noi, ci siamo dentro fino al collo a partire dal nostro impegno quotidiano e non abbiamo nessuna intenzione di uscirne, tanto è vero che ci chiamiamo “Gruppo non Tacere”.
Ciò non di meno il problema esiste non come dentro/fuori la Politica o anche le Istituzioni, quanto rispetto alla nostra forte esigenza di dare un contributo a ché la “cultura politica in crisi” recuperi la sua dignità, la sua credibilità, si dimostri all’altezza dei temi e dei problemi che il nostro Paese e, più in grande, l’umanità tutta ha di fronte.
Ecco perché mi piacerebbe che venisse organizzato un incontro del Gruppo Non Tacere prima delle elezioni per discuterne, per confrontarci senza che nessuno si ponga il problema di convincere gli altri ad andare o non andare a votare. Conoscere i dubbi o le certezze – in una direzione o nell’altra – di persone come voi che sento interessate sinceramente al proprio impegno politico nel Gruppo e altrove, e insieme disinteressati sul piano personale, credo possa aiutarci a riflettere e poi a prendere ognuno le proprie decisioni.
Spero di non avervi tediato con i miei contorcimenti e dubbi personali che ho sentito la necessità di condividere con voi con questa lettera in virtù della impressione, per non dire la certezza, che non appartengano solo a me.
Un caro saluto - Alessandra.

P.S. Faremo di tutto perchè l'incontro si tenga Sabato 29 marzo presso l'Altra Economia, a Testaccio; se vi fossero ipotesi differenti a riguardo del luogo dove vederci, scrivetecelo tra i commenti.
Grazie.

Nessun commento: